...NEVER GIVE UP, NEVER GIVE IN...

venerdì 5 novembre 2010

D’un Nero Sfavillante

È strano come ogni cosa, ogni sentimento, ogni presunzione e forse anche ogni oggetto, possa cambiare forma spostando la luce della lanterna che l’illumina.
Così pensava il bardo, procedendo lento e dritto in sella, seppur stanco, tra le braccia della nebbia.
Pensò a fiorini e genovini d’oro, duramente guadagnati suonacchiando qua e la, che aveva speso per procurarsi quella tanto cara livrea.
Stivali, brache, mantello e guanti eran stati facili da reperire, di un nero acceso; ma per la cotta di maglia brunita, qualche scaglia d’armatura nera, cappello di cuoi bollito e lana, foderi e sacche dello stesso oscuro colore, aveva speso quello che un cavaliere errante dilapida in un anno per sfamar se stesso e il suo cavallo.
“Almeno mi darà protezione, nella foresta notturna”,aveva pensato….ma ora, fra la grigia nebbia accesa da un lontano sole, la sua figura, nera ed enorme, risaltava come un ombra su di un muro biancastro; mentre a starsene ben nascosti dietro alla coltre vi riuscivano meglio i lebbrosi, avvolti nei loro grigi stracci mendicati qua e la, più con le minacce di contagio che chiedendo generosa carità.
E lo stesso era stato la mattina.
“Con questo mio abito tetro ed incupito, terrò alla larga il gregge”, aveva asserito il bardo, pensando alla gente del paese.
E sulle prime gli parve d’averci preso, vedendo tutti segnarsi al suo passaggio; ma oltre ai clericali e scaramantici gesti, i popolani si dilungavano in lunghe occhiate chirurgiche, mentre i bambini facevano goffamente a gara per seguirlo senza farsi notare.
Era l’attrazione del villaggio.
“Maledizione” ,pensò, “e io che credevo di restare un’ombra; son la macchia d’inchiostro su di una pergamena bianca!”

La realtà gli disse che a volersi defilar per forza, ci si mette in mezzo alla piazza; a forza di cercar viottole sempre più piccole, si finisce per girovagare in tutto il paese, diventando cosa nota a qualsiasi uscio.
Per un macabro scherzo del destino, invece, i membri di quel gregge bistrattato, tanto ansiosi di mettersi in mostra, finiscono per comportarsi tutti secondo regola sparendo nella totalità.
Loro che bramano un palco, ricevon solo un posto in platea, in mezzo agli altri capi di bestiame, tutti dannatamente uguali fra loro.
Ecco la moral dannata che un’anima nera cerca in ogni frivola storia: chi spende la vita a farsi unico per lasciare la pubblica piazza, finisce per trovarsi sulla bocca di tutti, sotto i loro occhi dentro i loro stupidi pensieri.
E chi di fama vivrebbe si trova, senza metterci troppo zelo, intrappolato fra le spire della massa, come i lebbrosi si riscoprono protetti nel mantello della nebbia.

2 commenti:

  1. Il Desiderio.
    Il Desiderio Di sopravvivenza.
    Il Desiderio è L'Insoddisfazione.
    Quasi Sempre.

    [Più Leggo e Più Dice Quello Che Già Sai. Quello Che Già Ti Ho Riferito In altri Luoghi]

    Buon Lunedì Mio Cantore.

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  2. Nebbie che occultano... nebbie che mostrano, improvvisamente.

    Che strano, che il nostro Pensiero ricorra sempre all'ignoto, in un modo o nell'altro.

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Ognuno ha le sue note... più o meno stonate.